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La rivoluzione green è già iniziata.

Packaging sostenibile nella GDO.

Sei al supermercato e, davanti allo scaffale, stai per scegliere un prodotto. Senza nemmeno pensarci troppo, selezioni quello con la confezione più sostenibile: vetro invece di plastica, un imballaggio semplice da riciclare. Ti è mai capitato? Non sei il solo.

Sempre più consumatori fanno attenzione a come sono confezionati i prodotti, non solo a cosa contengono. La sostenibilità è entrata nel carrello della spesa e sta cambiando le regole del gioco, anche (e soprattutto) nel mondo del packaging.

Nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO), l’imballaggio non è più solo un involucro: oggi deve essere più leggero sull’ambiente, più chiaro da smaltire e, se possibile, anche un po’ più bello e coerente con i valori del marchio. Le aziende lo sanno, e si stanno muovendo — alcune più velocemente di altre — per rispondere a queste nuove aspettative.

Ma cosa significa davvero packaging sostenibile? Quali sono le risposte messe in campo da aziende e retailer per rispondere a questa crescente sensibilità ambientale?

Le nuove abitudini dei consumatori

Secondo l’Osservatorio Packaging di Nomisma, circa 4 consumatori su 10 prevedono di aumentare l’acquisto di alimenti e bevande confezionati in modo più responsabile entro l’anno. La percentuale sale sensibilmente nei segmenti legati al fresco e al biologico, dove l’attenzione al packaging è ancora più marcata.

Questa svolta è spinta da tanti motivi:

le persone sono più informate sul tema ambiente;
la plastica usa e getta è ormai vista come un problema serio;
cresce il desiderio di premiare i brand che fanno scelte più etiche.

Oggi il packaging sostenibile non è più una scelta di pochi: è diventato parte del modo in cui molti fanno la spesa. Anche nei grandi supermercati cresce l’attenzione per come è fatto un pack — dal materiale all’etichetta, fino alla facilità con cui si può riciclare. Insomma, la confezione di un prodotto è entrata a pieno titolo tra i criteri decisionali.

Rifiuti domestici: il packaging pesa (anche in bolletta)

Nel 2024, la spesa media per il servizio di raccolta rifiuti delle famiglie italiane ha superato i 320 euro, segnando un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Un impatto non trascurabile, soprattutto in un periodo di rincari generalizzati.

E gran parte di questi rifiuti? Sono imballaggi. Secondo ISPRA, circa un terzo dei rifiuti urbani solidi è composto da confezioni e nella GDO, dove la maggior parte dei prodotti arriva già confezionata, il peso degli imballaggi si fa sentire.

Ma cosa potrebbe significare ridurre il volume e migliorare la riciclabilità degli imballaggi?

- costi

per lo smaltimento degli imballaggi non riciclabili e voluminosi.

- emissioni

generate durante produzione il trasporto e lo smaltimento degli imballaggi.

- stress

per chi fa la raccolta differenziata, cercando di capire dove buttare cosa.

Il packaging che fa la differenza

Non è solo una questione ambientale: oggi, il modo in cui un prodotto è confezionato pesa anche sull’immagine e sulla competitività del marchio. Un’indagine di GS1 Italy dice che:

oltre il 50% dei consumatori italiani ha cambiato marchio per scegliere un imballaggio più ecologico;
il 18% ha abbandonato un prodotto giudicato non sufficientemente sostenibile;
circa l’84% dei prodotti venduti nella GDO riporta almeno un messaggio legato alla sostenibilità.

Oggi il packaging dice molto di più del contenuto: racconta l’impegno ambientale di un brand e può rafforzare il legame con chi acquista. Allo stesso tempo, se il packaging non rispecchia le aspettative di sostenibilità e trasparenza, può facilmente allontanare chi guarda con attenzione questi aspetti, compromettendo così la relazione con il cliente.

Nel 2025, una buona confezione vale tanto quanto un buon prodotto.

Cosa sta facendo la GDO?

I grandi distributori hanno compreso che la trasformazione non può più attendere. Sempre più insegne stanno adottando strategie strutturate per rendere gli imballaggi più sostenibili entro il 2030. Tra gli obiettivi principali:

utilizzare almeno il 50% di materiali riciclati nei pack;
ridurre sensibilmente, fino alla metà, l’impiego di plastica vergine;
adottare confezioni riciclabili, compostabili o riutilizzabili, in particolare per i prodotti a marchio proprio.

Allo stesso tempo, vengono testate soluzioni innovative capaci di rivoluzionare l’aspetto degli scaffali:

materiali compostabili

o bioplastiche di nuova generazione

imballaggi intelligenti

che prolungano la durata degli alimenti

sistemi di refill/ricarica

o vendita sfusa per limitare il monouso

Il packaging sostenibile non è più un optional

Il “packaging sostenibile” non è più un tema di nicchia: oggi è una priorità condivisa da consumatori e aziende. Investire in soluzioni eco-friendly non è solo una scelta guidata da valori, ma anche una leva strategica per costruire fiducia, differenziarsi sul mercato e prepararsi a un futuro che dovrà essere circolare, trasparente e responsabile.

Un futuro che non è più lontano, ma che si gioca qui e ora, tra scaffali, carrelli e decisioni quotidiane e che, per molti brand, è già cominciato.

Fonti – per approfondire